Cales è la più importante città degli Ausoni. La città è situata nel territorio del comune di Calvi Risorta.
Era situata sulla via Latina,
la via
che da Roma portava a Casilinum
e a Capua seguendo l'itinerario pedemontano.
La collocazione di Cales lungo la via Latina era tra
Teanum, capitale dei Sidicini e la congiunzione delle via Latina con
la via Appia poco prima di Casilinum.
La città ed il suo sito attuale datano, in base ai dati
archeologici, alla fine del settimo secolo a. C., cioè, al
periodo di egemonia degli Etruschi come attestato dai rinvenimenti
della necropoli (W. Johannowsky 1965)
È rimasta la città degli Ausoni fino alla conquista da
parte dei Romani.
[TOP]
Nel 340 ha fine la guerra latina ed inizia l'espansione del potere romano nel sud d'Italia.
Questa espansione che inizia ora porterà all'eliminazione della potenza Sannita, la conquista e l'assimilazione da parte di Romani di molte colonie greche in Italia.
Nell'Italia centrale e meridionale vengono dedotte diverse colonie che servivano da una parte a fornire terreni da coltivare alla popolazione di Roma che era in forte espansione e allo stesso tempo formavano un cuscinetto di territorio che serviva a proteggere Roma dagli attacchi dei nemici, che in questo periodo erano principalmente rappresentati dai Sanniti.
Gli abitanti delle colonie latine non erano Cives Romani Optimo Jure, ma possedevano il diritto di commercium et connubium secondo i diritti del Nomen Latinum. Le più importanti colonie sono Cales (334) e Fregellae (328).
La conquista e la deduzione della colonia
Nel 336, i Romani, con i consoli Lucio Papirio Crasso e Cesone
Duilio, muovono guerra contro Sidicini ed Ausoni. L'anno successivo
furono eletti consoli Valerio Corvo e M.
Atilio Regolo. Valerio Corvo,
su incarico del Senato romano, conquista Cales grazie anche
all'aiuto di un prigioniero romano (M. Fabio) che riesce a fuggire.
Dopo la conquista Corvo celebra un trionfo. (Livio VIII, 16)
La città era economicamente fiorente, giacché, come
afferma Livio "praeda capta ingens est". L'anno successivo viene
dedotta una colonia di diritto latino costituita da 2500
homines.
Sono incaricati della deduzione della colonia e della divisione dei terreni: K. Duillio (uno dei due consoli del 336), T. Quinctio (altro consolare) e M. Fabio (il cittadino romano che aveva aiutato Corvo nella conquista, anche lui ex-dittatore e consolare).
I Romani utilizzano la colonia per controllare i Sidicini e come avamposto nei confronti dei Sanniti. L'economia fiorisce e, nel periodo tra la prima e la seconda guerra romano-punica vengono emesse le monete "nomine Caleno".
[TOP]
In questo periodo i Sanniti erano impegnati in una guerra contro
Tarentum e il suo alleato, re Alessandro il Molosso (cioè di
Molossia in Epiro). Nel 331, alla fine delle ostilità con
Tarentum, i Sanniti furono liberi di contrastare l'espansionismo romano.
I Sanniti consideravano la presenza romana a Cales e Fregellæ
particolarmente pericolosa. Una lotta politica interna tra due partiti
opposti diede ai Sanniti l'opportunità di inviare una
guarnigione a Neapolis. Nel 327 i Romani cacciarono via la guarnigione
Sannita e diedero inizio alla seconda guerra Sannita.
Durante la seconda guerra sannita Cales, e le altre città della zona, vengono perdute e riconquistate. Parte della popolazione si sente più vicina ai Sanniti, mentre la componente dei coloni romani è comunque forte. Si ritrova qui, come in altre situazioni della storia romana, l'opposizione all'interno delle città tra la nobiltà schierata con i Romani, ed il partito popolare schierato con i loro nemici. (Livio IX, 25)
[TOP]
Durante la guerra annibalica (la II guerra romano-punica) i combattimenti si svolgono spesso vicino alla città che rimane fedele a Roma e a volte offre il suo rifugio alle legioni: Fabio Massimo Verrucoso detto in seguito Cunctator (il temporeggiatore) combatte intorno a Cales, il console Sempronio si rifugia a Cales; di nuovo Fabio si accampa a Cales: (Livio: XXII, 15; XXIII, 31, 36)
(Livio: XXVI, 9; 14; 15; 16). I Romani, assediano Capua ed Annibale attraversa i territori di Cales e delle altre città dirigendosi verso Roma ("Hannibal ad portas"). Portato a termine l'assedio di Capua, molti senatori Campani si danno la morte con il veleno. Gli altri, nonostante il parere contrario del Senato Romano, vengono fatti uccidere da Fulvio di fronte alla popolazione calena.
Nel 209 dodici colonie, tra cui Cales, rifiutano l'aiuto
richiesto da Roma secondo la formula
togatorum. La scena è drammatica: gli ambasciatori
delle colonie, nonostante i ripetuti tentativi dei consoli, si
rifiutano di dare qualsiasi tipo di aiuto "milites pecuniamque"
sia soldati che danaro. (Livio
XXVII,
9; 10).
Roma, come ritorsione dell'aiuto negato in precedenza, toglierà
l'autonomia di cui godevano in precedenza (Livio:
XXIX, 15, 37).
[TOP]
Durante il periodo tardo repubblicano, quando è riapparsa come municipium, la città era la sede del quaestor di Campania. Subisce un forte sviluppo urbanistico con la costruzione di molti edifici: teatro, anfiteatro, terme.
"Nel I secolo, ma verosimilmente anche prima , questi ultimi avevano i loro uffici ad Ostia, c.d. questor Ostiensis, [e] a Cales, antica colonia campana...", AA.VV., Lineamenti di storia del diritto romano, Milano , Giuffrè, 1989, p. 174
Verso la fine dell'impero, praticamente è stata distrutta dai vandali sotto Genserico e nel periodo Longobardo vi fu costruita una fortezza.
[TOP]
Cales è un importante punto di appoggio per il commercio tra Campania, Lazio e Sannio ed è anche importante per le sue industrie e per la fertilità del territorio.
Importante e famoso il vino caleno.
Sotto la dominazione romana prospera la produzione di utensili agricoli (Cato: de agricultura 135), e la produzione di ceramiche a rilievo, esportate e famose ovunque.
Sono ceramiche stampate e decorate, con spesso il sigillo-firma del
ceramista (Canulei, Atilii, Gabinii ed altri). La scoperta di un certo
numero di stampi nella zona sostiene la certezza della provenienza
da Cales.
La produzione inizia nell'ultimo decennio del 4° secolo a.C. con
l'introduzione di questa tecnica da parte di artigiani attici. Prosegue
fino alla fine del 3° secolo quando inizia
la produzione di ceramica a rilievo dipinta con smalto nero, più
comune, che imita il bronzo fino alla fine del I secolo a. C., quando
fu gradualmente sostituita da praesigillata comunque di alta
qualità.
Th. Mommsen in CIL x, p. 451 e seg.
Hülsen in RE III 1 col. 1351 e seg.
W. Johannowsky in BdA 46 (1961) 258 e seg.
vedi anche
M. Ruggiero Scavi di antichità nelle provincie di Terraferma
(1888) 267 e seg.
M. Ruggiero: NSc 1883, 1895, 1929.
Per le ceramiche
R. Pagenstecher, Die Calenische Reliefkeramik (1919).
Per la centurazione:
F. Castagnoli in BullComm 75 (1953-54) Suppl.pp. 34 e seg.